Milano-Sanremo, Jasper Stuyven beffa tutti

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La vittoria che non ti aspetti, il campione che batte i favoriti nella corsa di primavera, quella che apre la stagione del grande ciclismo. Lo ha fatto Jasper Stuyven, il belga che ha beffato tutti, campione del mondo compreso.

La 112a edizione della Milano-Sanremo si preannunciava quanto mai aperta con tanti campioni in grado di vincerla e il finale non ha deluso le attese. L’azione decisiva è arrivata quando mancavano 2,5 chilometri al traguardo di via Roma. Jasper Stuyven ha attaccato fuoriuscendo dal primo gruppo. È stato poi raggiunto poco dopo da Soren Kragh Andersen, mentre gli altri favoriti della vigilia sono rimasti a guardarsi un attimo di troppo, anche a causa della presenza del velocista Caleb Ewan, che aveva tenuto le ruote dei migliori sul Poggio nonostante un attacco in salita del campione del mondo Julian Alaphilippe. 

L’affondo di Stuyven si è rivelato decisivo, con il belga che ha rilanciato negli ultimi 300 metri resistendo al ritorno di Caleb Ewan, secondo davanti al vincitore dell’anno scorso Wout van Aert, quarto Peter Sagan e quinto Mathieu van der Poel, mentre Kragh Andersen è stato riassorbito dal gruppo è ha chiuso al nono posto.

La prima parte della corsa era stata caratterizzata da una fuga partita poco dopo il via composta inizialmente da Filippo Tagliani e Mattia Viel (Androni Giocattoli - Sidermec), Andrea Peron e Charles Planet (Team Novo Nordisk), Mathias Norsgaard Jørgensen (Movistar Team), Nicola Conci (Trek - Segafredo), Alessandro Tonelli (Bardiani CSF Faizanè) e Taco Van Der Hoorn (Intermarché - Wanty - Gobert Matériaux), ultimo ad essere ripreso sulla Cipressa ai meno 24 km dal traguardo.

«Sul Poggio tutti aspettavano che qualcuno facesse esplodere la corsa - ha raccontato il vincitore - Sono riuscito a restare nel gruppo di testa e quando abbiamo scollinato ho deciso che avrei dovuto attaccare. O tutto o niente, mi sono detto. Meglio provarci piuttosto che finire piazzato. Non c'erano più gregari ma i tre grandi favoriti erano lì. Sapevo che si sarebbero guardati un po’ l’un l’altro. Chi avrebbe provato ad inseguirmi per primo non avrebbe vinto».

Il belga ha poi ricordato quello che ha preferito fare nel finale, in modo da essere protagonista. «Dopo la discesa, nel finale, ho gestito al meglio fatica e sforzo, poi ho fatto trenta secondi a tutta. Ho visto che Soren Kragh Andersen stava arrivando, mi ha aiutato un po’. Quando ha rilanciato mi ha portato al limite. Ho dovuto credere nelle mie possibilità fino al traguardo. Dietro altri corridori stavano rientrando. Sono stati i metri più duri della mia carriera. Non è la prima corsa che ho vinto così ma conquistare una Classica Monumento è incredibile e unico».