Bruno Arcari, uno dei più grandi e leggendari campioni del pugilato italiano e mondiale, ha da poco compiuto ottant’anni. Esattamente il 1 gennaio 2022 ha spento le candeline nella sua amata Genova, in una giornata speciale ma anche seguita a livello mediatico per una questione triste e fino ad oggi irrisolta.
Arcari, affetto da una grave malattia degenerativa, aspetta da anni il contributo previsto dalla legge Onesti per meriti sportivi.
La sua carriera è indiscutibile: da olimpico a Tokyo 1964 a campione Europeo e Mondiale WBC nei superleggeri, unico nella storia del pugilato ad aver rinunciato alla cintura, detenuta per quattro anni, senza essere stato mai sconfitto in un incontro valido per il titolo. Talento innato, con 91 incontri disputati da dilettante e 73 da professionista, 70 match vinti, di cui 38 per KO. Profilo basso per scelta, concreto sul ring come nella vita, Arcari ha contribuito alla sua amata boxe anche in qualità di consigliere federale. Ha collezionato tra le tante onorificenze, tre medaglie al valore atletico, oro, argento e bronzo, il Collare d’oro al merito sportivo, la WBC Centurys Champion, un posto di tutto rispetto nella Walk of Fame del Coni ed è stato riconosciuto come il «Rappresentante del miglior Novecento italiano».
Adesso finalmente è arrivato il regalo più grande sia per Arcari che per la sua famiglia. All’imbattibile campione è stato concesso il vitalizio Giulio Onesti, a conclusione dell’iter di valutazione condotto dall’apposita Commissione istituita presso il Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha valutato positivamente le istanze fatte pervenire dal Coni e dalla Federazione.