Quando una storia vale più di mille parole

Primo Piano
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A volte, non servono troppe prole. Basta leggere queste due storie per capire quali siano i valori racchiusi nello sport ai quali si ispira anche la nostra grande famiglia sportiva. Davide Bottin, 15 anni, capitano e centrocampista del San Pietro Viminario, è stato autore di un gesto di fair play e sportività che gli è valso il plauso unanime dei suoi compagni di squadra, degli avversari e del pubblico sugli spalti.

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Di fronte ad un rigore che non c’era, il giovanissimo calciatore non ci ha pensato due volte a tirare il pallone fuori dallo specchio della porta:  «Gioco a calcio da quando avevo 5 anni» ricorda «e i nostri allenatori e dirigenti ci hanno sempre insegnato che la lealtà viene prima di tutto. Non ci eravamo mai trovati in una simile situazione ma quando ci è stato assegnato quel rigore non ho avuto dubbi su cosa avrei dovuto fare: ho messo la palla sul dischetto e ho tirato fuori. I giocatori del Canossa sono venuti ad abbracciarmi e anche i miei compagni hanno capito». 

 

Mariaclotilde Adosini, spadista diciannovenne della Polisportiva Scherma Bergamo, protagonista indiscussab di Coppa del Mondo under 20 di scherma, a Beauvais, in Francia: accetta di tornare in pedana, per ripetere il finale d’un match già vinto 15-14, quando a distanza di un’ora scopre di aver messo a segno una stoccata in più per un involontario errore dell’arbitro di cui, in quel momento, non si accorge nessuno. Quella stoccata "regalata", arrivata in un momento concitato del match, in piena rimonta e a pochi secondi dalla fine, risulta fondamentale per la vittoria dell’assalto.

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"Ciò che per me più contava in quel momento, tanto da prevalere senza alcuna esitazione, era scegliere quale fosse l’azione moralmente giusta da fare. Nonostante potesse sembrare facile accettare la vittoria già proclamata, ho sentito che tornare in pedana per ridisputare quell'ultimo minuto, sarebbe stato più corretto nei confronti dell'avversaria, nel rispetto del nostro sport".