Venerdì 4 marzo, ospitato nella Sala Riunioni del C.R.T. FIDAL dello Stadio Luigi Ridolfi (ASICS Firenze Marathon Stadium) di Firenze, si è tenuto l'incontro dal titolo "Il Mental Coach - Il suo ruolo, il suo compito, il suo modo di agire".
Protagonista e relatore dell’evento è stato Giuseppe Giordano, che ha illustrato ai presenti le caratteristiche e i compiti di una figura, quella del mental coach, alla quale viene riconosciuto un importante contributo nel miglioramento delle performance degli atleti.
Ad aprire i lavori ci hanno pensato il presidente del Comitato ANSMeS di Firenze Giovanni Carniani e il presidente ANSMeS Toscana Salvatore Vaccarino – che hanno portato anche i saluti del presidente nazionale Francesco Conforti, impegnato venerdì nella riunione di consiglio nazionale –, nonché il presidente regionale della Federazione Italiana dell’Atletica Leggera, Alessandro Alberti.
Vaccarino ha colto l’occasione per ricordare l’impegno di ANSMeS a supporto dei profughi ucraini che saranno ospitati a Firenze, grazie anche al contributo di La Molisana che ha fornito pacchi di pasta alle sezioni dell’associazione direttamente coinvolte in quest’opera di solidarietà.
«Con le recenti olimpiadi – ha esordito Alberti – abbiamo scoperto la presenza e l’impatto fondamentale dei mental coach nella preparazione e nelle prestazioni dei nostri atleti di vertice, uno su tutti Marcell Jacobs. Tutti, non solo gli sportivi, abbiamo bisogno in determinate situazioni di essere motivati, anche solo per non sentirci appagati e proseguire nelle nostre sfide».
Giordano ha spiegato – raccontando anche le vicende di alcuni atleti, come appunto lo stesso Jacobs – quale sia il ruolo del mental coach e come venga impiegato da società e singoli atleti. «Il Mental Coach è colui che insegna a gestire le proprie capacità, a lavorare con le caratteristiche mentali, per ottenere consapevolezza, autostima, per poter formulare obiettivi realizzabili, coerenti con le caratteristiche individuali, fornendo gli strumenti per sviluppare fiducia e soprattutto capacità di reperire energie personali, ridurre lo spreco di energie che si realizza ogni qualvolta, come spesso succede, si vanno a cercare soluzioni difficilmente raggiungibili o sviluppando percorsi non adeguati. Lo sviluppo di capacità idonee consente a qualunque persona di rendere più semplice la propria vita, consentendo di affrontare in maniera più consapevole (quindi più serena) qualunque tipo di attività, soprattutto se costruttiva».
Il mental coach, quindi, aiuta l’atleta a «conoscersi meglio tramite sviluppo di consapevolezza, autostima e fiducia, nonché nella definizione degli obiettivi e del percorso per conseguirli. Uno dei compiti è appunto quello di sviluppare un programma finalizzato, individualizzato, personalizzato e definito in varie tappe. Il mental coach, inoltre, seguirà l’evoluzione del percorso dell’atleta, consentendo una visione della situazione da altre prospettive, finalizzandola al raggiungimento del risultato, fornendo un aiuto anche nella gestione delle emozioni. Insomma – ha aggiunto – consente di esprimere le proprie potenzialità, mettendo ordine tra qualità, capacità e obiettivi».
Vivace è stata la partecipazione del pubblico – costituito anche da dirigenti sportivi – che ha posto numerose domande a Giordano, rendendo molto interattiva “la lezione” al Ridolfi.