Lo sport che accende la speranza al “Don Bosco”

Toscana
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Da un articolo di Michele Bufalino - Pisanews

L’incontro con l’atleta paralimpica Eva Ceccatelli ha offerto ai detenuti un messaggio di forza e rinascita, al centro del Giubileo della speranza

PISA — Un messaggio di rinascita è risuonato forte e chiaro tra le mura del carcere “Don Bosco”, dove nei giorni scorsi si è svolto un incontro speciale dedicato alla popolazione detenuta, sia maschile che femminile. In occasione dell’anno giubilare, il comitato provinciale A.N.S.Me.S. di Pisa, in collaborazione con il cappellano della Casa Circondariale, Padre Oliviero Cattani, ha promosso un evento che ha visto protagonista l’atleta paralimpica di Sitting Volley Eva Ceccatelli. Un incontro che ha posto al centro la speranza, un concetto chiave del Giubileo e un tema delicato per chi, dietro le sbarre, vive una realtà complessa e segnata dall’attesa.

Ceccatelli, pluricampionessa a livello nazionale e internazionale, ha raccontato la sua storia con una sincerità che ha colpito tutti i presenti. “Ho sempre giocato a pallavolo fino all’età di 25 anni, quando la sclerodermia, una rara malattia autoimmune, m’ha tenuta lontana dai campi di gioco per 17 anni”, ha raccontato. Il percorso di accettazione e rinascita non è stato semplice, ma proprio lo sport le ha ridato la voglia di ripartire. “C’è stato un periodo lungo in cui ho dovuto ricominciare a imparare a fare un sacco di cose. Poi, ho scoperto il magico mondo paralimpico, ho ricominciato ed è stata una cosa meravigliosa”. Il suo racconto ha offerto un’importante riflessione su quanto lo sport possa essere una leva per ritrovare sé stessi anche nelle difficoltà più grandi. “Oggi che ho 50 anni posso dire ai giovani con disabilità di non fare come me, perché io ho aspettato 17 anni prima di conoscere il mondo paralimpico. Lo sport mi ha ridato la vita”.

Ad ascoltarla, insieme ai detenuti, c’erano anche l’Assessore allo Sport del Comune di Pisa, Frida Scarpa, il Presidente di A.N.S.Me.S. Pisa Michele D’Alascio, la direttrice della struttura, Alice Lazzarotto, e il comandante Paolo Iantosca. Dopo i saluti introduttivi di Padre Oliviero e D’Alascio, l’assessore Scarpa ha sottolineato l’importanza di iniziative come questa: “Tutti possano e debbano avere il diritto al giorno dopo”. Un concetto che ha risuonato con forza tra coloro che vivono la detenzione come una sospensione dal tempo e che proprio nel futuro cercano una possibilità di riscatto.

L’incontro ha suscitato grande partecipazione, con molte domande da parte dei detenuti sulla disciplina del Sitting Volley e sulla possibilità di assistere, anche in numero limitato, alla prossima Champions Cup in programma a fine mese a Pisa. Un’ipotesi sulla quale stanno lavorando sia Padre Oliviero che D’Alascio, per trasformare questa giornata di sport e speranza in un’occasione concreta di inclusione.

A chiudere l’incontro, le parole del presidente D’Alascio, che ha ricordato come il Giubileo 2025 inviti a “intraprendere un percorso di speranza, rinnovamento e riconciliazione, esortando a mettere al centro dell’attenzione soprattutto le persone con disabilità, i detenuti e i poveri”. Per chi vive la privazione della libertà, ha sottolineato, ogni gesto di vicinanza può rappresentare una scintilla di luce, “Anche queste sono opere di speranza che risvegliano nei cuori sentimenti di gratitudine. Ed anche per questo, come volontari, cerchiamo di offrire loro una speranza. Un sorriso”.

Una giornata che ha lasciato il segno e che ha ricordato a tutti, dentro e fuori le mura del carcere, che lo sport può essere molto più di una semplice attività fisica: può diventare un ponte verso il futuro.

Michele Bufalino
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