1896, Carlo Airoldi, il primo primatista italiano dell’ora di corsa n pista

Una storia al giorno
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Carlo Airoldi è stato il primo primatista italiano della gara dell’ora di corsa in pista. Era il 12 gennaio 1896 quando Airoldi, uno dei personaggi più misteriosi dell’atletica italiana, ha corso 14,180 chilometri a Milano, risultato ottenuto al coperto nel velodromo di Foro Bonaparte. Quella prestazione è stata superata nel giro di una settimana e sempre nello stesso impianto: 14,755 chilometri lo stesso 12 gennaio da L. Ravasco, e 16,055 chilometri il 20 gennaio da Guido Gatti. Sempre nel 1896, ma all’aperto, Arrigo Gamba ha percorso, di nuovo a Milano, 15,625 chilometri.

Airoldi, atleta tarchiato e robusto, è una delle leggende della nostra atletica. Lombardo, nato ad Origgio in provincia di Milano il 21 settembre 1869, sul finire del diciannovesimo secolo si è posto all’attenzione per le sue imprese sportive, soprattutto nel fondo o meglio nel gran fondo. Di lui si ricorda la prima vittoria nella Lecco-Milano, 50 km che ha percorso il 22 luglio 1894 in 4h22’20” chiudendo «in cattive condizioni di salute». Carlo amava correre ed esibirsi, anche all’estero, in Svizzera e in Germania ma anche in Spagna con la vittoria nella Milano-Barcellona nel settembre del 1895, gara questa in dodici tappe.

La notorietà, Carlo Airoldi l’ha avuta per la mancata partecipazione alle Olimpiadi di Atene del 1896. Avrebbe voluto correre la maratona e per farlo aveva deciso di mettersi in proprio per essere al via il 10 aprile. Per raggiungere la Grecia, Airoldi, con la sovvenzione del giornale «La Bicicletta», è partito a piedi da Milano il 28 febbraio. Abbigliamento: scarpe alla polacca, calze e calzoncini corti, una maglia di lana della Pro Italia, una giacca e un berretto blu e bianco, una borsetta a tracolla per riporre un paio di scarpe e un coltello. Il programma prevedeva 70 chilometri al giorno anche se strada facendo Airoldi, dopo qualche vicissitudine come una notte con i lupi in un bosco in Jugoslavia, ha deciso di imbarcarsi dalla Jugoslavia a Patrasso.

Arrivato ad Atene, andando ad iscriversi alla gara, ingenuamente Airoldi ha rivelato di aver percepito premi in denaro avendo vinto diverse gare. Stop alle Olimpiadi dove potevano correre, per i regolamenti del Comitato Internazionale Olimpico, solo i dilettanti e lui, a quel punto, era considerato un professionista. Un peccato, perché il fondista lombardo era sicuramente in grado di conquistare una medaglia nella maratona vinta da Spyridon Louis in 2h58’50”.

Carlo Santi

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