Arrivano i Giochi della neve. Dal 25 gennaio al 5 febbraio 1924 si è svolta a Chamonix, nelle Alpi francesi, una settimana di sport invernali chiamata ufficialmente «Settimana Internazionale degli sport invernali». La manifestazione ha avuto la promozione postuma a «Primi Giochi d’inverno». A stabilirlo è stato, un anno dopo, il Congresso del Comitato internazionale olimpico riunito a Praga per esaminare con la tradizionale severità la questione del dilettantismo. È stato anche deciso, in quel Congresso, che le Olimpiadi bianche, come quelle estive, si dovevano tenere ogni quattro anni.
Il barone de Coubertin si era mostrato interessato agli sport invernali, quelli che avevano necessità della neve o del ghiaccio per essere praticati. Il Congresso 1921 a Losanna aveva stabilito di dare il via ad una nuova avventura. Nonostante la resistenza dei Paesi scandinavi, che pensavano che un successo delle Olimpiadi della neve avrebbe messo in secondo piano i loro Giochi Nordici, il Cio ha istituito una sorta di edizione di prova. L’idea di de Coubertin era organizzare nell’inverno dell’anno olimpico una manifestazione nel medesimo Paese ospitante le Olimpiadi dedicata agli sport “bianchi”.
Nel 1924 a Chamonix, in Francia, a pochi mesi dalle Olimpiadi estive di Parigi, la definizione di «Settimana Internazionale degli sport invernali» è stata il compromesso che ha messo d’accordo tutti, in particolare la Norvegia che era il Paese più agguerrito e contrario. Era una prova, una sorta di esperimento poi ben riuscito. Nonostante la scarsa partecipazione con 16 Nazioni presenti, nove le discipline - bob, combinata nordica, curling (dimostrativo), pattinaggio di figura, pattinaggio di velocità, hockey su ghiaccio, pattuglia militare, salto con gli sci, sci di fondo - le gare hanno avuto grande successo. L’anno successivo, come detto, il Cio ha attribuito retroattivamente il nome di «I Giochi olimpici invernali». Dopo poco, nel 1926, i «Giochi Nordici» hanno cessato di essere organizzati.
Tra gli inconvenienti di quella prima edizione, la scarsità di neve, tanto che si è dovuto sciare su tracciati di ghiaccio nelle gare di fondo. Nel calendario delle gare non c’erano i due slalom e la discesa libera. Protagonisti i norvegesi che hanno conquistato tutte le prove di fondo. Per l’Italia era presente una pattuglia di alpini autorizzata dal ministro della guerra generale Diaz composta da 14 atleti, con Leonardo Bonzi portabandiera. Piazzamenti poco esaltanti per gli azzurri: sesto posto nel bob a quattro e nono posto nella 50 chilometri di fondo con Enrico Colli.
Lo statunitense Charles Jewtraw è stato il primo campione olimpico, oro nei 500 metri di pattinaggio velocità mentre l’austriaca Herma Szabo-Plank la prima donna a vincere, prima nel pattinaggio artistico. Il norvegese Thorleif Haug ha vinto tutto nel fondo: 18 e 50 chilometri e combinata nordica. Si è fatta notare, pur senza vincere medaglie, la giovanissima pattinatrice artistica norvegese Sonja Henie. Dopo Chamonix, Henie ha dominato in tre edizioni dei Giochi, nel 1928, nel 1932 e nel 1936.
Carlo Santi
Nella foto, Herma Szabo-Plank
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