A Cosford, in Inghilterra, l’8 febbraio del 1986 Zola Budd dopo un periodo di riposo nel natio Sudafrica - e le polemiche non sono mancate - ha realizzato il record del mondo dei 3000 metri al coperto con 8’39”79. Due settimane prima, sempre sulla stessa pista, Zola aveva centrato il record britannico e del Commonwealth dei 1500 con 4’06”87. Per quanto riguarda i 3000, ha avuto vita brevissima il mondiale siglato il 29 gennaio a Volgograd da Olga Bondarenko con 8’42”3.
Zola Budd, che avrebbe compiuto vent’anni a maggio, ha poi dominato il Mondiale di cross a Neuchatel con 18 secondi di distacco affibbiati alla statunitense Lynn Jennings. Quella del 1986 della ragazza nata in Sudafrica, a Bloemfontein il 20 maggio 1966, è stata una stagione perfetta, turbata solo dalla sconfitta patita sui prati di San Vittore Olona al cross dei Cinque Mulini proprio dalla Jennings.
Zola Budd, che abbiamo conosciuto nel 1992 a Johannesburg in occasione del meeting che ha sancito il ritorno del Paese nel mondo dello sport, aveva preso parte alle Olimpiadi del 1984 a Los Angeles con la maglia della Gran Bretagna grazie al nonno paterno, e poi, appunto a Barcellona 1992, con quella del Sudafrica, correva a piedi scalzi. A Los Angeles, Zola è stata protagonista di un contatto con la favorita della gara dei 3000 metri, la statunitense Mary Decker, che è uscita di scena. Sempre nel 1984, Zola Budd ha realizzato con 15’01”83 il record del mondo dei 5000 metri che però non è stato omologato, primato che in seguito ha portato a 14’48”07 l’anno seguente e regolarmente inserito nell’albo d’oro.
È stata un autentico fenomeno questa ragazza che correva a piedi nudi, lei abituata sulle piste in erba del suo Paese, e diventata un simbolo del Sudafrica oppresso, alle prese con l’apartheid. Correva, Zola, e ha cominciato a farlo seguendo la sorella Jenny. Lo faceva sulle colline che circondano Bloemfontein dove vivevano, entrambe a piedi nudi perché i bambini di laggiù facevano così, e spesso contro gli struzzi per allenare la rapidità. Poi un giorno, quando Zola aveva 14 anni - era il 1980 - Jenny è morta causa di un melanoma.
È diventata veloce, Zola, e tutti la definivano un prodigio fino a quando lei ha compreso che correre non doveva essere solo un divertimento ma qualcosa in più. Senza più la sorella, la sua confidente e amica, la giovane atleta ha continuato a correre, la mattina prestissimo, prima delle cinque e prima della scuola, e poi il pomeriggio. Guardava avanti, cercava coraggio nella corsa, si preparava per le gare per vincere, per essere la migliore di tutte.
Un anno dopo l’addio della sorella, Zola si è distinta vincendo i campionati del Sudafrica negli 800 metri e in seguito dei 1500 e 3000 prima di firmare quel record, non omologato, nei 5000 metri che hanno fatto diventare, allora, lei la donna più veloce di tutte prendendo coraggio e autostima, comprendendo così di poter dire la sua nel panorama dell’atletica mondiale.
Carlo Santi
Le puntate precedenti del mese di febbraio
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2 febbraio: 1974/I 1500 metri da favola per Filber Bayi a Christchurch
3 febbraio: 2005/Giorgio Rocca, nella combinata un bronzo mondiale alla moviola
4 febbraio: 1948/Nino Bibbia a St.Moritz conquista il primo oro italiano alle Olimpiadi invernali
5 febbraio: 2000/Rugby, la prima volta dell’Italia al Sei Nazioni
6 febbraio: 1998/Daniel Komen fuoriclasse nei 3000 metri indoor a Budapest
7 febbraio: 1949/Joe DiMaggio firma il primo contratto da 100 mila dollari nel baseball
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