A Miami Beach un giovane Cassius Clay ha mantenuto la promessa: ha battuto Charles «Sonny» Liston ed è diventato campione del mondo dei pesi massimi. Il 25 febbraio 1964, dopo l’oro olimpico conquistato a Roma 1960, Cassius Clay, poco più di ventidue anni - era nato il 17 gennaio 1942 ed è morto il 3 giugno 2016 - ha sfidato e vinto, contro tutte le previsioni dato che Liston era favorito per 10-1. Nella Convention Hall di Miami, Liston si è arreso per kot: il combattimento è stato fermato dal medico prima dell’inizio della settima ripresa. Di fatto, il settimo round non è neppure cominciato: al suono del gong, Liston, dopo essere stato visitato dal medico, ha fatto segno di non poter proseguire l’incontro a causa di un forte dolore alla spalla sinistra e anche a causa di un’ampia ferita sotto l’occhio sinistro. L’arbitro ha alzato il braccio del giovane Clay e lo ha proclamato campione del mondo. Si è scatenato, Cassius Clay, che più avanti negli anni diventerà Muhammad Ali. «Io sono il re, io sono il re!», ha urlato per far capire al mondo intero la sua grandezza, lui che è stato uno straordinario campione dentro e fuori dal ring, un campione unico mentre la mattina, durante la cerimonia del peso, aveva deliziato i presenti urlando «this il my show» («questo è il mio spettacolo»). E aveva anche attaccato Liston a parole: «Tu non sei niente. Vattene, il campione sono io». Il suo rivale lo osservava con aria impassibile, annoiata e quasi compassionevole. Cassius Caly era eccitato e il medico, il dottor Robbins, ha svelato che aveva un numero di pulsazioni superiore a cento.
Quel 25 febbraio del 1964, un martedì, serata piovosa, Liston era il detentore del titolo. Nato in un villaggio dell’Arkansas, un’età tra i trenta e i trentadue anni secondo le versioni dell’interessato che aveva quasi la civetteria di nascondersi l’età. Cassius Clay, imbattuto da professionista, per la prima volta aveva la necessità di mostrare che i suoi pugni erano potenti quanto la sua lingua. Davanti a diecimila spettatori, Clay ha dato sfoggio alla sua forza nonostante pochi credessero in lui. Per vederlo da bordo ring, quel giorno si è stabilito un record: 250 dollari una poltrona, il massimo allora per assistere ad un evento sportivo.
Quello di Miami era il centonovantesimo combattimento valevole per il titolo mondiale dei massimi da quando Jim Corbett e John Sullivan si sono sfidati la prima volta nel 1892. Nella prima ripresa Clay ha colpito il rivale centrandolo con un destro-sinistro e ha poi schivato la reazione del campione. Nella seconda, Liston ha costretto Cassius Clay alle corde pareggiando il conto prima della reazione di Clay che lo ha colpito ripetutamente prendendosi il round. Nella quarta ripresa Liston è apparso sempre meno preciso, innervosito dalla ferita all’occhio: 3-1 per Clay. Nella quinta ripresa Liston è partito all’attacco e ha colpito l’avversario prendendosi il round. Nel sesto round, quello dell’epilogo, è stato Clay ad entrare subito in azione con due sinistri al viso mettendo Liston in difficoltà. Nel finale, un destro al viso e due sinistri alla mascella con una scarsa reazione di Liston. Ultimi colpi prima del verdetto.
Carlo Santi
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