A Gand, in Belgio, il primo aprile 1951 Fiorenzo Magni domina il 35esimo Giro delle Fiandre, una corsa che è stata la più dura di tutte le precedenti edizioni. Il nome di Fiorenzo Magni con questa vittoria è legato in modo indissolubile al «Fiandre» perché lo ha vinto tre volte di fila (1949, 1950 e appunto 1951) su quattro partecipazioni (nel 1948 si è ritirato). Nel 1951 con 274 chilometri da percorrere per i 186 corridori dei 271 scritti - tanti belgi e tutti di primo piano - il progetto per tutti i corridori era battere Fiorenzo, ossia «il terzo uomo», così considerato per la capacità di inserirsi tra Fausto Coppi e Gino Bartali, gli eroi di quegli anni. I corridori belgi cercavano insistentemente un successo fiammingo o almeno belga. Magni tutto questo lo sapeva perfettamente e al momento della partenza aveva confessato di puntare, «nonostante tutto», ancora sulla vittoria.
Il Giro delle Fiandre del 1951, classica monumento del ciclismo, nei primi 100 chilometri di corsa non ha avuto nulla da raccontare: solo il controllo dei corridori belgi al compatto gruppo italiano. Per la cronaca, vittima di una foratura è stato King, uno dei favoriti: per ritornare in plotone ha compiuto un grande sforzo che ha poi limitato il suo rendimento. Magni ha sferrato il suo attacco a Thournouth, chilometro 106. Risultato: il formarsi di due gruppi. Fiorenzo in testa, Loretto Petrucci, i francesi Redolfi e Caffi, i belgi Lambrecht, Decock, De Ryck, Depredhomme e Van Staeyen a tallonarlo. Questi nove corridori sono transitati a Courtrai, al chilometro 140, con un vantaggio di 30” sugli inseguitori.
Abbiamo detto di corsa in condizioni dure. Difatti, la pioggia che fino a quel momento era caduta a intervalli, si è trasformata in nevischio e la temperatura si è notevolmente abbassata. E dopo il nevischio, una violenta tempesta di grandine per rendere ancora più complicato l’incedere dei corridori, con una visibilità quasi nulla visto che oltre quindici metri c’era il buio.
La fuga durata 42 chilometri di Lambrecht è all’epilogo; otto chilometri più avanti alzano bandiera bianca anche Depredhomme e Van Staeyen. Così, ai piedi del Kwaremont, i sei uomini al comando hanno un vantaggio di 2’50” sugli inseguitori.
A 70 chilometri dall’arrivo Magni è sempre in testa mentre dietro il francese Gauthier, Marcel Kint, Van Steenbergen, Impanis e Ollivier si agitano effettuando un timido contrattacco. Davanti, Decock e Caffi non reggono il ritmo di Magni, Redolfi fora e Petrucci patisce il freddo sempre più intenso. Fiorenzo è solo al comando quando mancano 50 chilometri all’arrivo ma c’è ancora la dura prova del «muro» di Grammont da superare, una salita non lunga ma ripidissima che in pochi riescono a compiere stando in sella. Quel «muro», al chilometro 227, vede Magni seguito a 2’15” da Petrucci, a 2’20” da Gauthier e a 2’35” da Van Steenbergen. Dopo la discesa, Petrucci è fermato dalla fame e raggiunto da Gauthier. Magni è un portento: non rallenta, anzi aumenta il ritmo e il suo vantaggio sale da 2’15” a 5’30”, applauditissimo dagli spettatori quando supera la linea del traguardo. Quarto posto per Loretto Petrucci, a poco più di 10 minuti da Magni che ha coperto il percorso in 7 ore 43’03” 835,244 la media oraria) con i francesi Gauthier secondo a 5’30” e Redolfi terzo a 6’30”.
Carlo Santi