Franco Fava, dopo aver conquistato al Cross delle Nazioni di Düsseldorf un brillante quarto posto, il 9 aprile 1977 a Roma, allo stadio dei Marmi, ha realizzato il record nazionale dell’ora di corsa in pista. Lo ha fatto in condizioni davvero proibitive coprendo in 60 minuti 20,416 chilometri ma fallendo il tentativo, programmato, di far suo il primato mondiale che era in possesso dell’olandese Jos Hermens con 20,944 chilometri dal primo maggio 1976. Di passaggio, Fava ha fatto suo il record italiano dei 20 chilometri con 58’43”8.
Acqua, freddo, pioggia mista a grandine e vento a condizionare la prova romana che si sarebbe rinviata volentieri dal sabato alla domenica (Pasqua) oppure al lunedì (Pasquetta) ma ad opporsi è stato proprio Fava che aveva già in tasca il biglietto aereo per il Sud America: non era possibile un cambiamento di programma per la gara. Il clima, a conti fatti, ha portato via almeno un secondo a giro e, a conti fatti, 50 secondi, come dire 300 metri. Sarebbe stato un bel salto in avanti.
Nella gara romana, una gara oggi non troppo in auge, ben 19 atleti hanno concluso la prova oltre i 19 chilometri, con Pippo Cindolo secondo a 19,917 chilometri e il diciannovesimo - Domenico De Blasio - a 19.413. Tra loro, campioni quali Gioacchino De Palma, Umberto Risi, Massimo Magnani, Arturo Iacona, Paolo Accaputo, Antonio Ambu, Michelangelo Arena, Claudio Solone e Giuseppe Ardizzone.
Fava, allora venticinquenne, prima di partire, in un aprile che appariva un giorno di fine novembre, era scettico circa la possibilità di portare a termine la gara. Nonostante ciò, Franco è riuscito a stabilire il nuovo primato italiano sulla distanza realizzando anche i primati sui 20 chilometri e sulle 10 miglia con 47’10”6. Entrambe le prestazioni sono ancora imbattute.
Il record dell’ora era in possesso di Fava dal 12 aprile 1975 - allora una splendida giornata di sole allo stadio Olimpico - con 20,341 chilometri. Per il nuovo tentativo del 1977, Franco con il suo allenatore Vincenzo Leone aveva previsto una tabella con passaggi da 2’50”-2’51” al chilometro, ossia 28’30” ogni 10 mila metri, 57’ ai 20 chilometri e un attacco ai 21 al termine dei 60 minuti. Nessuno degli avversari ha saputo aiutare Fava nel suo tentativo: presto doppiati e non in grado di reggere il treno di Franco.
In ritardo, anche a causa delle condizioni metereologiche, dopo 10 chilometri di 26” sul risultato di Hermens, Fava ha patito una crisi intorno al quindicesimo chilometri, crisi più morale che fisica. «Mi ero accorta dell’inutilità dell’impresa - ha poi spiegato - e mi ha anche sfiorato l’idea del ritiro. Poi, la possibilità di migliorare almeno il mio record nazionale mi ha convinto di insistere».
Realizzato il record dei 20 chilometri, a Fava rimanevano un minuto e 16 secondi per arrivare ai 60 minuti e in quei 76 secondi ha coperto 416 metri. La prestazione in quel momento ha posto l’atleta ciociaro al sesto posto delle graduatorie mondiali di tutti i tempi.
Carlo Santi
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