Per il secondo anno consecutivo la Parigi-Roubaix parla italiano: dopo Franco Ballerini, primo nel 1998, l’11 aprile 1999 è il campione in maglia tricolore Andrea Tafi ad alzare le braccia nel velodromo di Roubaix. L’ultimo campione d’Italia a vincere sul pavé era stato Francesco Moser diciannove anni prima. «Mi sarebbe piaciuto copiarlo - ha affermato Tafi - e l’esserci riuscito mi riempie di soddisfazione».
In passato, Tafi si era dovuto sacrificare per i compagni, e allora si può ben dire che la classe operaia va in paradiso. Andrea, considerato uno stakanovista della bicicletta, un corridore bravo ma senza la capacità di fare il salto di qualità per entrare nel club dei campioni, finalmente ha rotto l’incantesimo dove essere andato vicino al sogno di impossessarsi di questa corsa durissima con il suo pavé e la corsa nella foresta. La prima volta ha la data del 1996 quando era stato costretto a scortare, insieme a Bortolami, Johan Museeuw; l’altra solo dodici mesi prima quando aveva protetto la fuga del suo compagno Ballerini che era, della squadra, il capitano.
L’aveva sognata mille volte questa vittoria, Tafi, ci pensava di continuo a poter essere il leader alla Parigi-Roubaix fin da quando, bambino, aveva visto trionfare in televisione Francesco Moser. Finalmente il grande giorno è arrivato e Andrea deve dire grazie al telefonino. Difatti, quando era nel settore di pavé contrassegnato dal numero 8 - aveva già corso 228 chilometri - Tafi, al comando, è rimasto vittima di una foratura. Grazie alla tecnologia, ha potuto avvertire il direttore sportivo Lefevre che ha spedito, in moto, un meccanico che è intervenuto rapidamente e ha permesso al corridore di accodarsi a un gruppetto che lo ha accompagnato verso la testa della corsa.
Allora, Tafi ha ripreso con i suoi scatti, i suoi allunghi che hanno appesantito le gambe degli avversari e, poco prima di affrontare il settore 5, la partita era vinta. I rivali Planckaert, Van Bon, Himcapie pedalando sull’asfalto erano in vantaggio ma quando è arrivato il pavé per loro è calata la notte e il vantaggio di Andrea di è dilatato: a dieci chilometri dall’arrivo erano 2 i minuti di vantaggio. Da quel momento la sua corsa è diventata marcia trionfale e sulla pista del velodromo di Roubaix la folla era in piedi e urlava il suo nome come un vero eroe. Per Tafi il suo successo è stato l’undicesimo di un italiano alla Roubaix, con il primo ottenuto nel 1937 da Giulio detto Jules Rossi.
Sul podio, ricevendo il tradizionale trofeo costituito da un pavé di pietra, Tafi ha voluto che ci fosse Tommaso, il figlioletto di otto anni, e lo ha avvolto nella bandiera tricolore. Lui, toscano di Fucecchio, 33 anni da compiere (è nato il 7 maggio 1966) era diventato professionista nel 1989 e l’unica vittoria era quella al Giro del Lazio di due anni dopo. «Vincere la Roubaix - ha affermato Tafi - è qualcosa di eccezionale. Era un sogno che cullavo fin da bambino e stavolta si è materializzato».
Carlo Santi
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